I ...... P r o f i l i ...... d e i ...... s o c i

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Silvana Gallo

Ebbene, sì, è arrivata! Eccola spuntare e venirci incontro, come sempre preceduta dal suo inconfondibile quanto ineffabile sorriso e seguita dall'inseparabile marito Remo, per sedersi qui con noi, fra queste righe, a raccontarci un po' di sé e della sua arte, esprimendosí con quel soave disincanto che le permette di narrare vicende drammatiche e finanche` tragiche della sua vita, dal tempo delle interminabili giornate trascorse a lavorar china sul cucito, a quelli delle privazioni e delle malattie, senza quasi mai perdere quella gaiezza e quel brio derivatigli, penso, dal solo fatto d'esser riuscita, nonostante tutto, a trovarsi ancora qui, lucida ed attiva, a poterne parlare e, addirittura, riderci su. Come molti di voi avrebbero capito, anche senza legger l'intestazione, il Socio oggetto dell'odierno profilo è Silvana Gallo, colei che, assieme a Maria Teresa Dellepiane, di cui già s'occupò in questo spazio l'amico Lamponi, è una delle nostre due "Signore del Macramé", cioè di quell'antica lavorazione, impiegata essenzialmente per la guarnitura di stoffe, che ha nella nostra regione uno dei suoi centri di massima diffusione e specializzazione, sebbene, al pari di molte altre arti minori, frutto dell'evoluzione alla massima potenza d'umili realtà artigianali, corra il rischio di scomparire. Parimenti a quanto feci per il ricamo a punto croce, ritengo opportuno spendere qualche riga sulla storia e la pratica del macramè, che anch'io, prima d'entrare nel nostro sodalizio, conoscevo ben poco, cominciando dall'etimo della parola stessa. "Macramé" è un termine d'origine araba, sul cui ef-fettivo significato esistono due versioni: secondo alcuni deriva dalla fusione delle parole "mahrana" (frangia) e "rame" (nodo), secondo altri dalla parola "mahrana" (frangia per guarnizione); in entrambi i casi, risulta evidente l'indicazione della caratteristica tipica di questa tecnica, che consiste appunto nella creazione di frange ed ornamenti, prodotti intrecciando ed annodando in vario modo una serie di fili verticali, che possono o derivare dalla parziale sfilatura del tessuto, come, ad esem-pio, nei panni di Lorsica, che nascono già con uno o più lati lasciati appositamente non finiti, oppure esser o applicati con l'uncinetto su un tessuto preesistente, o fissati su un filo orizzontale, detto portanodi, che si toglie a lavoro finito, cucendo poi la frangia così ottenuta sulla stoffa da guarnire. Il lavoro si svolge poggiando la serie di fili su un supporto rigido, di solito un cuscino imbottito oppure un tombolo, fissandovelo con degli spilli. Il supporto e gli spilli sono gli unici utensili necessari, giacché gl'intrecci ed i nodi vengono eseguiti con le dita; diversamente dal ricamo, nel macramè non si ha per base un disegno su cartone o uno schema, ma si lavora liberamente, ispirandosi ai motivi della tradizione o alla propria creatività. Ad ulteriore conferma della derivazione araba, i disegni tipici sono motivi geometrici, più o meno complessi, che terminano con frange anche assai lunghe. Silvana è un'autentica virtuosa di quest'arte, che richiede, oltre che amore e passione, molta pazienza e precisione, le cui creazioni hanno ottenuti moltissimi premi nelle tante manifestazioni e concorsi cui ha partecipato. In particolare, il suo lavoro di vestizione delle statuine utilizzate dal marito Remo per i suoi affascinanti presepi, intrecciando ricche guarnizioni per i mantelli della Madonna, di San Giuseppe e dei Magi, nonché per le gualdrappe di cammelli e cavalli, ha contribuito a far sì che uno di questi presepi sia entrato a far parte della collezione del Museo del Presepe di Bergamo. L'ultima fatica della nostra Silvana è stata la creazione del gagliardetto del Circolo, presentato in forma ufficiale al termine della competizione del "Giuoco lungo la nostra Via del Sale" tenuta durante la festa della Madonna della Guardia nella S.O.C. di Pontedecimo, dove è stato altresì benedetto dal Diacono parrocchiale. Ornato da una bordura dorata e con le lettere ricamate attorno al lo-go dipinto, il gagliardetto di Silvana dà un indubbio tocco di maggior classe alla nostra associazione e rappresenta un nuovo passo avanti lungo il cammino verso una sempre maggior qualità delle iniziative ed attività che cerchiamo sempre d'imbastire, nel nome della cultura e del rispetto e valorizzazione delle tradizioni e della memoria della nostra storia di Polceveraschi, di Genovesi e, soprattutto, al di là d'ogni confine o barriera, di uomini. Auf Wiedersehen.

Paolo Oneto

 
 

Gangai Carmen

La tessera di quest'anno e opera di uno degli acquisti piu’ recenti del nostro Circolo culturale: Carmela Gangai (mi raccomando: Carmen, per tutti!).
L'approccio con il Circolo da parte di Carmen e’ stato assolutamente privo di difficolta: fin dal primo giorno era come se ci fosse sempre stata. E non poteva essere altrimenti, perche’ una delle caratteristiche piu’ forti di questo personaggio e l'entusiasmo, inteso sia come voglia di partecipazione e coinvolgimento nelle varie attivita, che come applicazione nell'approfondire sempre piu’ e in campi sempre piu’ vasti le tematiche della sua arte.
Carmen, originaria di Barletta, non contenta dei diplomi di maturita’ scientifica e magistrale, consegue anche una qualifica di Modellista e Sarta con un corso biennale presso un Istituto professionale. Esercita quindi la professione di sarta, di insegnante, ed esegue scritte e disegni in serigrafia. La sua attivita si espande, naturalmente con grand! sacrifici di tempo e di..sonno: realizza anche dipinti su tendaggi per vari negozi. Trasferitasi a Genova nel 1988, ha lavorato presso uno studio grafico. Dopo il matrimonio con Vittorio, anche la venuta del primo figlio non la ferma: in casa esegue riparazioni sartoriali, ed in seguito realizza anche borsette da sera di modelli esclusivi per vari negozi cittadini ed insegna arte e immagine. II suo interesse per le varie tecniche artistiche sembra crescere a dismisura, spinto dall'aspirazione di realizzare lavori sempre piu complessi. Cosi, gia’ forte delle conoscenza della pittura su stoffa, si vetro, su legno e ardesia, si butta senza paura e con ottimi risultati sullo sbalzo su rame, il traforo su legno, la pirografia su legno e cuoio, lavori con perline, lavori a maglia e di ricamo. Ha gia’ esposto con il Circolo all'ultima Expo’ della Valpolcevera e alla Mostra di Natale presso I'Aquilone, e con lusinghieri risultati, anche a sentire i commenti di chi osservava le sue opere. -
Sempre in movimento per quello che riguarda la sua ""espansione" artistica, Carmen sta frequentando, presso il nostro Circolo, il corso di ceramica svolto da Maristella .Qui bisogna ringraziare I'amica Graziana: e stata lei che ci ha fatto conoscere questa ottima artista che, come accennavamo all'inizio,e’ un personaggio che alla naturale effervescenza artistica unisce uno spirito collaborativo e di partecipazione non comune.
Dimenticavo: alla manifestazione di Natalidea, Carmen si e rivelata un'ottima Dama Azzurra, ricca di classe e signorilita’ (anche se non mi ha trovato la panna per la cioccolata). Un po' meno valida come strega all'Expo di PonteX (come gia’ accennato in passato): sorriso troppo smagliante!

Pietro Costantini

 
 

Remo Grosso

 
 

Rita Grosso

Dopo la parentesi recensoria dedicata al nuovo manuale creato dalla "Lega Nazionale per la Difesa del Cane", torniamo a riservare questo spazio alle notizie relative ai nostri Soci, occupandoci d'una mite e tranquilla signora, dedita ad una fra quelle cosiddette "arti minori" che danno al nostro circolo tanto lustro, quanta personalità: Rita Grosso. Sorella di Remo Grosso, punta di diamante del Gruppo Presepisti, e perciò cognata di Silvana Gallo, una fra ?e nostre due ormai quasi leggendarie "signore del macramè", Rita è un personaggio schivo e poco incline alle lodi di cui le sue opere son più che meritorie, specializzata nella creazione di ricami a "punto croce", con qualche incursione anche in altre tecniche, quali il "piccolo punto" e, assai di rado, il "punto erba". Addentriamoci dunque nella storia di quest'arte sovente sbrigativamente bollata come "lavoro da signorine" e carica invece d'una storia a dir poco decamillenaria. Il punto croce è una tecnica di ricamo su tela, con ago a punta arrotondata e cruna lunga, basata sull'intreccio di fili colorati di cotone o altri materiali, come lana, lino o viscosa, seguendo un sistema ad X. I disegni sono basati o su schemi colorati su base quadrettata, oppure su schemi dove i colori sono caratterizzati da simboli; oltre a ciò, esistono anche alcuni tessuti già stampati con il disegno per l'esecuzione del ricamo. Questa tecnica permette di confezionare quadri e guarnire accessori per la casa, come tende e tovaglie, e guarnire oggetti da regalo. Le tele comunemente usate per il punto croce sono il lino (come 1'Eremiane 11 e 8; l'Assisi, più pesante e usato per i copriletto, o il Bellora 2000) e la tela Aida, un tessuto di cotone con quadrettature di varia grandezza. La storia del punto croce è vecchia quanto quella dell'umanità: esso è il più antico tra tutti i punti di ricamo, usato in forma rozza già dai primi uomini per unire tra loro pelli di animali con le quali coprirsi. Antichi pezzi di lavori decorativi sono stati trovati in tutta Europa ed in paesi quali Cina, Uzbekistan, Marocco, Thailandia, Messico, Russia e Sud America. Ogni paese sembra aver sviluppato un suo proprio stile nella scelta dei colori, dei disegni e persino nell'uso delle tele: in Cina, per esempio, il punto croce veniva ricamato solo su tessuti simili a veli; nel Laos, Thailandia e Birmania su abiti neri da contadino con disegni geometrici rossi e rosa; gli Uzbeki vi componevano complicati disegni geometrici su coperte e tappeti da portare in dote, mentre i Beduini del deserto preferivano ricamare motivi floreali stilizzati come decorazione per gli abiti da sposa. Varianti del punto croce furono probabilmente introdotte in Spagna e Portogallo durante il Medio Evo, al tempo dell'invasione dei Mori, come si può riscontrare nei disegni tradizionali utilizzati sia in questi paesi, sia in Grecia ed Italia. Esso ha inoltre avuto un ruolo importante nei rituali di molte religioni, impiegato spesso per ornare i paramenti sacri o certi capi approntati per occasioni speciali, quali nascite e matrimoni, come le camice da sposa con le iniziali ricamate di rosso che s'usavano in Spagna. In Europa fu il passatempo delle dame di corte e, per molti secoli, in alcuni paesi, leggi severe proibivano alla povera gente di utilizzarlo sui capi di abbigliamento. Il secolo d'oro per il punto croce sarà, però, l'Ottocento, quando non solo le ragazze, ma anche le donne ricameranno, oltre ai sampliers, anche cuscini, bordi, bordure, copertine per sedie, oggetti di uso quotidiano e pegni d'amore, facendone un rito salottiero ed un apice del bon ton femminile. Sebbene l'avvento della produzione di massa dei tessuti ne abbia segnato il declino, il punto croce sopravvive a livello di tradizione grazie alle capaci mani d'artiste come Rita, che, dopo averlo praticato in gioventù, vi s'è riavvicinata da una decina d'anni, ottenendo risultati più che brillanti e partecipando non solo alle nostre mostre, ma anche ad importanti iniziative nazionali, ad esempio a Bologna, dove ha sempre ottenuto quei giusti consensi che la sua inguaribile modestia tenderà il più possibile a ridimensionare. L'invito finale è sempre lo stesso: guardate, toccate, gustatevi un pezzo creato da Rita e riassaporerete il gusto d'una raffinata e paziente arte ch'è nostro dovere conservare e tramandare, per non perdere altri pezzi della nostra vita e di quella dignità d'individui che va sempre più affievolendosi in questo mondo di stereotipi omologati al gusto del potentato economico di turno. Auf Wiedersehen.

Paolo Oneto